martedì 2 giugno 2009

fiabe giapponesi: LA TEIERA BELLERINA


LA TEIERA BELLERINA
Era una magnifica notte di luna, e un giovane tasso, esaltato da quello splendore
argenteo, uscì a ballare nel campo di avena. Saltellava qua e là accompagnandosi con
un'allegra canzoncina, quando, senza saper come, si trovò appeso a una corda. Era una
trappola, probabilmente. Il poveretto cercò in tutti i modi di liberarsi, ma non sapeva come
fare e il nodo che lo serrava si stringeva sempre di più. Allora incominciò a piangere
amaramente. Proprio in quel momento passò di là uno straccivendolo il quale vide il tasso
e pensò " Lo prenderò, così potrò vendere la sua pelliccia". Infatti catturò il tasso e lo
sciolse dalla corda, ma si accorse che l'animale era molto giovane e piccolo. Ne ebbe
compassione e lo rimise fra l'erba. Si chinò per raccogliere la sua gerla e riprese il
cammino, ma proprio in quel momento il tasso si trasformò in una bella teiera e saltò nella
gerla senza che l'uomo ne accorgesse. Ritornato a casa, lo straccivendolo depose la gerla
sul pavimento e incominciò a vuotarla per fare la cernita degli stracci raccolti durante la
giornata, ma grande fu il suo stupore quando, proprio in fondo, trovò una piccola e
graziosa teiera.
- E questa da dove viene? - si domandò. - Non mi ricordo che qualcuno me l'abbia
venduta o regalata.
La esaminò e pensò che era troppo bella per lui. " La regalerò al bronzo, cos' si ricorderà
di pregare un pochino anche per me" concluse. E infatti il giorno dopo portò la teiera al
bronzo ( si chiamano così i sacerdoti giapponesi ) il quale gradì moltissimo il regalo.
Anche il bronzo però non osò adoperare la teiera, perché gli sembrava troppo bella; ma
un giorno in cui non trovava più la sua teiera la mise sul fuoco. Subito udì una nocetta che
gridava:
- Ohi, ohi! Scotta! Scotta!
E al recipiente spuntarono una testa, quattro zampe e un codino uguali a quelli del tasso;
poi la teiera saltò giù dal fornello e andò a collocarsi davanti al povero bronzo. Questi la
guardava con gli occhi fuori dalla testa, e quando ritrovò un po' di fiato incominciò a
gridare:
- Una teiera spiritata! Una teiera spiritata!
Alle sue grida accorsero alcuni chierichetti, che si guardavano intorno per vedere che
cosa fosse successo; ma non videro niente di strano: c'era soltanto una teiera che bolliva
sul fornello.
- E' stata lei - balbettò il bronzo indicandola. - Quando l' ho messa sul fuoco, ha gridato: "
Scotta! Scotta!
I chierichetti si scambiarono un'occhiata: probabilmente il bronzo aveva sognato a occhi
aperti. Tuttavia, con il manico della scopa, provarono a toccare e a stuzzicare la teiera,
ma essa continuava a bollire allegramente. Infine i chierichetti se ne andarono, ma il
bronzo, che non voleva correre altri rischi, prese la teiera e la riportò allo straccivendolo.
Questi ascoltò lo strano racconto e si riprese la teiera senza commenti. La mise sul
tavolino e alla sera andò a letto tranquillamente. Ma si era appena addormentato, quando
udì una vocina che gridava:
- Signor straccivendolo! Signor straccivendolo!
Balzò a sedere sul letto e vide che chi gridava così era proprio la teiera, alla quale erano
spuntate la testa, le zampette e il codino di un tasso.
- Buona sera - disse la teiera cortesemente. - Non mi riconosci? Io sono quel tasso a cui
tu hai salvato la vita e restituito la libertà. Volevo ricompensarti, ma non ho potuto farlo
perché tu mi hai regalato. Ora però sono ritornato fra le tue mani. Come vedi, io so
parlare, ma questo non è tutto: so anche cantare e ballare. Datti da fare e organizza uno
spettacolo a pagamento, e io danzerò per gli spettatori.
Anche lo straccivendolo aveva gli occhi fuori dalla testa per la sorpresa. Se li stropicciò, e
vide la teiera che danzava sul tavolino con molto garbo. Decise tuttavia di seguire il
consiglio della teiera, e il mattino dopo preparò un piccolo palco nella piazza più
frequentata della città. La gente si fermava incuriosita e domandava:
- Che cosa presenti? Farai ballare l'orso?
- Meglio! Meglio!
- Dei cani? Dei pappagallini?
- Meglio, meglio: farò ballare una teiera.
Tutta la gente rise, credendo a uno scherzo; ma quando sul palco salì proprio la teiera, e
incominciò a danzare agilmente con salti e figure di ogni genere, tutti rimasero muti per lo
stupore. La teiera eseguì la " danza dell'ombrellino" , la " danza del ventaglio", e danzò
anche sulla corda. Poi lo straccivendolo andò in giro con il piattino, e, poiché le monete
fioccavano da tutte le parti, l'uomo dovette vuotarlo più volte nelle tasche. Molti gli
proposero di vendere la teiera, offrendogli di pagarla a peso d'oro, ma lo straccivendolo
non accettò. La sera tornò a casa tanto carico di soldi che quasi non riusciva a
camminare.
- Grazie, amico mio - disse baciando la teiera sul beccuccio. - Pochi spettacoli come
questi, e non avrò più bisogno di lavorare.
- Io sono pronto - rispose la teiera tasso. - Mi piace tanto ballare.
E infatti ballò tanto bene che la folla si stipava intorno e da tutte le parti piovevano soldi.
Ben presto lo straccivendolo divenne un uomo ricco e disse alla teiera:
- Mio caro amico tasso, ora basta. Quando balli, io tremo sempre per la paura di vederti
andare in cento pezzi. Guai se tu cadessi nelle mani di un uomo troppo avido! Ti riporterò
al bronzo affinché ti conservi nel tempio.
E così fece. Il bronzo, udita tutta la storia, collocò la teiera sopra una ricca mensola. E là
essa si trova ancora oggi, riverita e rispettata da tutti, e si dice che danzi soltanto nelle
notti di plenilunio, e quando nella pagoda non c'è nessuno.

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